C'era una volta un drago che spaventava tutti quanti, eccetto un
bambino, ma nessuno si chiedeva il perché, avendo ognuno in cuor suo
deciso che ciò fosse possibile per una sorta di magia in cui si
diceva il piccolo fosse stato avvolto, il giorno stesso in cui era
nato, perché quel giorno coincideva con l'incontro del sole nel
cielo con Marte e, come si sa, Marte è il pianeta del coraggio.
Passarono anni e anni in cui tutti gli abitanti di quel paese, sempre
più spaventati da quel drago, avevano ormai rinunciato, e a trovare
una soluzione pacifica col drago e a attaccarlo, cercando così di
abbatterlo, ma vivevano nascosti lamentando questo gran disagio, ma
del resto, ormai anche abituati.
Qualcuno nel tempo aveva cercato di osservare come quel ragazzo
attraversasse quella valle dove c'era il drago, per imparare da lui e
allenarsi a comportarsi come lui, ma tutto si era rivelato inutile
anzi dannoso, ché qualcuno stimando aver capacità e coraggio era
andato nella valle come quel ragazzo e così era stato dal drago
fatto a pezzi!
Nessuno però in tutto quel tempo aveva mai pensato di chiedere al
ragazzo semplicemente che vedeva!
Fu così che un giorno il ragazzo disse ad un amico: "Passando
nella valle dove voi vedete il drago ... "
"Come - chiese l'amico - ma allora tu non vedi il drago?"
"Certo che no, altrimenti anch'io ne avrei paura!"
Commento: colui che teme vede draghi al posto di nuvole
dorate, colui che vede, non teme draghi non perché sia un coraggioso
ma semplicemente perché non li vede!
Quindi perché cercare di "guarire dalla paura del drago"?
Cercate, insieme se potete, di vedere che il drago non c'è.
Non c'è nulla da vincere e nulla da accettare, c'è solo da vedere e
da conoscere quel che realmente è. Se continuate a muovervi per
distruggere la paura o, stimando questo più cortese, volete amarla,
allora fate come colui che vuole ingrassare l'oca e poi vuole
ammazzarla, restando sempre nello stesso gioco.
Lasciate che l'oca mangi quando ha fame, cioè lasciate che la paura
abbia cura di se stessa, non intromettetevi a maledirla, ma nemmeno a
benedirla in una sorta di mascherata astuzia che può rivelarsi solo
fatale.
Mutate il punto di attenzione, non sia più esso la vostra paura ma
... il vostro sguardo. Accorgetevi che non vedete realmente ciò che
c'è.
L'ignoranza è la madre della vostra cecità, e il desiderio è il
padre del vostro dolore.
Non crediate che abituandovi poco alla volta all'idea del drago,
questi un giorno o l'altro, come per miracolo, nel buio, da cui
credete sia uscito, ecco sparisca.
E' la vostra mente che ha partorito il drago e quando indossate un
paio di occhiali che vi facciano vedere il drago rosa e piccolino
avete l'impressione di non averne più timore; ma se poi quegli
occhiali, per una ragione qualsiasi, cadono il terrore si ripresenta.
Un drago, guardatelo come volete, è pur sempre un drago, sputa fuoco
ed ha grossi artigli, ma tutto ciò è nel 'giusto onore' di un
drago.