Maestro come si fa ad ascoltare il cuore ?
"Quando un giorno un piccolo fiordaliso chinò il capo, per
vedersi il cuore, vide la terra e, pensando che il proprio cuore
fosse quella, se ne rattristò tanto, da uscir di senno.
Il contadino, che lo aveva veduto crescere tra le spighe dorate del
suo campo e mescolarsi al grano, decise che era ora di reciderlo e,
così, fece.
Il fiordaliso capì che per nulla al mondo avrebbe dovuto vergognarsi
di avere per cuore la terra perché, grazie ad essa, lui era
cresciuto e s'era fatto grande fra le spighe, tanto da vedere il
sole, e considerare che lui non poteva essere nato dalla terra.
La terra, umilmente, a sua insaputa, lo aveva condotto al centro del
divino, il cuore, e lui era stato
così sciocco che, quando il cuore lo aveva ricondotto alla terra,
non aveva compreso che si era solamente chiuso il cerchio! Lì, in
quell'attimo prezioso, in quel nulla che è l'incontro tra
l'Altissimo Signore e il bassissimo signore, ecco è Dio!
Nell'attimo fugace in cui il contadino lo recise, il fiordaliso capì
e, grande, per sempre, fu la sua gioia!"
Commento: Il Signore è in ognuno e in ognuno parla, basta
porgere l'orecchio e ascoltarlo, ma come si ascolta Dio, la voce del
divino, e come si può riconoscerla fra tanto parlare sciocco della
mente? E' facile dire che basta sedere in silenzio e porgere
l'orecchio, ma tutto ciò che può apparire, il più delle volte è
il gioco dei pensieri e, tra questi, la Voce, come si riconosce?
Quando colui che siede davanti al mare, le cui onde vanno e vengono
senza fermarsi mai, voglia fermare il moto stesso del mare, per
conoscere il silenzio, o è uno sciocco, oppure è uno stolto.
Il silenzio non è l'assenza del rumore che fanno i pensieri, ma è
l'assenza di colui che segue quel rumore.
La voce del cuore non si fa ascoltare soltanto quando voi la
cercate nella vostra meditazione o preghiera che dir si voglia, ma,
come una perenne sorgente, essa canta senza sostare mai, sono i
vostri orecchi che, nella loro avidità, confondono la 'manna' con il
quotidiano pane che cresce in voi la forza e l'arroganza di quel che
credete d'essere e non siete.
Per dirla con una storia, siete come quel gatto cui un giorno si
presentò, festante, un uccellino dicendogli: "Ecco, son qui,
oggi, il tuo squisito cibo! Mangiami!"
Quel gatto pensando che la vita si volesse burlare di lui, cacciò la
ghiotta preda, meditando che non si può avere come dono ciò che ci
si deve conquistare con la propria astuzia ed abilità.
Non trovate Dio perché lo cercate con l'astuzia, amara come una
zucca non matura, delle vostre menti, lo cercate con l'idea che di
Lui vi siete fatti ed Egli in ogni istante sostiene il lume stesso
che voi usate per cercarLo! Il tesoro che cercate è il gioco stesso,
non è un forziere nascosto con malizia in un'ansa del percorso che
voi usate come mezzo per arrivare al tanto abito premio.
In ogni istante si chiude il cerchio e ciò che è cercato, è
trovato, ma voi, che sapete bene ciò che il vostro desiderio brama,
non vedete!
Dio è nell'istante dove l'Altissimo Signore si incontra con il
bassissimo signore, questo vuol dire che tutta la nostra quotidianità
è Dio.
E' così, in ogni istante, ma noi non vediamo perché il nostro
sguardo è colmo di ciò che noi vorremmo che fosse, di ciò che
secondo noi è bene o male che sia.
Tutto è sacro e tutto ha in sé la Voce di Colui che è.