lunedì 22 novembre 2010

2 Storia del vecchio con le piante

C'era una volta un uomo di sapienza, un dotto direste voi, che si dilettava da anni, e ormai lui di anni ne aveva che bianche erano le sue tempie scarne e lunga la sua barba candida, che si dilettava dicevamo, a studiar le piante. Dal tempo più remoto che potesse ricordare, forse fin da quando ancora piccolo, lui sedeva a giocare nel prato, fu incuriosito dalla stragrande quantità di piante e fiori, e in lui si fece strada il bisogno di dare un nome, un'identità, ad ogni fiore, ad ogni stelo verde, ad ogni arbusto e pianta che popolasse il suo paese. Fu così che iniziò e passò nella gioia delle continue scoperte e delle lunghe ore di studio, tutti i suoi anni senza altro mai fare e senza altro che lo interessasse.

Quel giorno, dopo molto tempo, stava cercando di classificare una pianticella esile e carina che per caso aveva trovato in una passeggiata lungo il fiume e che mai invero gli sembrava di aver visto. Prese la terra insieme ad essa, ché le radici non si spezzassero, e la portò con sé nel suo amato laboratorio. Si accinse subito a guardarla e a confrontarla e quasi subito si rese conto che, non riusciva a capire come, ma per vari aspetti, apparteneva quella pianticella almeno a quattro specie e dunque non apparteneva a nessuna di quelle che aveva scoperto. Questo non gli era mai successo.

Decise di lasciarla lì e di riposare, ché ormai faceva buio e gli occhi non erano più quelli di una volta.

Uscì, e al caldo tepore che emanava il muro della casa, accostò il dorso curvo per il tanto studiare e chiuse gli occhi come a cercar di capire e di ricordare. S'addormentò e gli apparvero in sogno tutte le piantine che disordinatamente si frammischiavano e saltavano l'una nella famiglia dell'altra e facevano un gran putiferio, rovinando così il suo lavoro di anni. Allora in sogno, concitato, sgridò le pianticelle e disse loro di avere pietà di lui e di tornare buone, buone nei loro archivi, nei loro fogli ben delimitati e così preziosamente descrittivi delle loro proprietà ed intrinseche costituzioni.

Si affacciò allora davanti a tutte quell'ultima piantina che aveva raccolto e disse: "Sono io la causa di tutto questo trambusto e di questo disordine che ti disorienta ma, vedi, da tempo aspettavo che tu mi cogliessi perché potessi venire qui a dire a queste piante che non sono ciò che tu hai detto loro".

E mentre diceva questo, un bagliore la percorse tutta e illuminò anche le altre piante e il vecchio vide, come dire, l'anima di ogni pianta, come se qualcosa le avesse rese trasparenti e si vedesse dentro come esse erano, e che le animava. E con stupore il vecchio vide in ognuna la stessa, stessa essenza, che non avrebbe saputo spiegar che fosse e a che cosa assomigliasse.

Si svegliò di soprassalto con gli occhi dolci e sereni come mai aveva avuto, si addentrò quietamente nella casa e con gesti lenti e delicati prese tutte quelle piantine e le mescolò sorridendo.

Lo trovarono felice tra le sue piante molti giorni dopo e sembrava, dicevano tutti, diventato scemo per il troppo studio e la troppa solitudine perché mormorava di continuo: "Tutte, sono tutte eguali; che sciocco io a correr dietro alla loro diversità".

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